Cari Amici,
oggi il corpo di Francesco è stato tumulato a Massa
Marittima. Nel tragitto tra Siena, dove si è svolta la
funzione funebre, a Massa Marittima, Giampaolo Di Piazza,
per sé e per tutti noi, ha accompagnato il feretro.
L’ultimo saluto come l’ultima carezza a Francesco
non è mancata.
Mi piace pensare che le tombe etrusche, un popolo che
amava l’orizzonte tra terra e cielo come culla del tempo
che è dopo la vita, il silenzio del bosco, la luce del
sole tra le fronde delle querce, abbiano dato a
Francesco la serenità necessaria per il suo ultimo
passo.
Dal canto nostro, dal canto mio, le emozioni che con voi
voglio condividere, come se fossimo in gruppo con lui,
sono diverse. Lo stupore, infinito, per un gesto che
stenta a trovare un senso; la rabbia, infinita, per un
gesto che non lascia più spazio al domani di una
trattativa, di uno scambio, di una possibilità; la colpa,
infinita, perché io non mi sento innocente; il rispetto,
infinito, per una scelta che, se è tale, è filosofica ed
esistenziale; e se non è tale, è psicopatologica.
E, per quel poco o per quel tanto che ho incontrato
Francesco, non mi sentirei di dire che la sua è stata una
scelta psicopatologica. Quando io lo ho incontrato nel
gruppo, nell’ultimo gruppo, le sue mani erano grandi e
forti, il suo abbraccio mi ha contenuto, il suo pudore e
la sua delicatezza mi hanno spinto addirittura a dirgli,
ad un certo punto, che il giorno che io avessi avuto
bisogno di uno psichiatra, mi avrebbe fatto piacere
incontrare uno psichiatra come lui. Ho letto diverse
testimonianze dei suoi pazienti, quando ancora Francesco
non si trovava, che gli chiedevano di tornare, perchè
avevano bisogno di lui. Questo io lo penso ancora.
E glielo direi di nuovo.
In fondo, come diceva Chatwin, ogni uomo porta dentro
di sé l’idea che un giorno lo ucciderà.
L’ultimo pensiero va ai suoi figli, di 11 e di 15 anni.
Vi abbraccio tutti.
Gilberto
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Il nostro ultimo incontro è stato telefonico, all'epoca
in cui ti prendevi cura dei pazienti di Abbadia San Salvatore e
dintorni. Anche io avevo lavorato in quei luoghi tra il 1998 e il
1999 per cui eri entrato in relazione con le stesse persone dalle quali
ho ricevuto grandi doni e alle quali ho lasciato pochi sesterzi.
Quel giorno mi hai telefonato in quanto una di queste
persone, diciamo Giorgio, un giovane schizofrenico ospite della
Casa Famiglia di Abbadia, ci teneva a salutarmi.
E' stata una bella telefonata. Abbiamo cazzeggiato come ai
tempi della specializzazione. Eri sereno e coinvolto nel lavoro
(a quel tempo lo ero anche io). Avevi stabilito un buon rapporto
con tutti i giovani psicotici di cui mi ero preso cura in
precedenza. Giorgio voleva salutarmi e tu hai accolto la sua
richiesta.
E a me ha fatto piacere parlare con Giorgio, che mi ha
stupito in quanto ricordava vividamente numerosi momenti
della nostra avventura.
Ancora una volta ci hai spiazzati, Amico Mio.
A te e a noi che ci interroghiamo dedico un brano musicale.
http://youtu.be/0yNFAKayZDg
Bruno Pallotto