June 09, 2013

Il Calva di Santo Venceslao.

Tutto per noi ha inizio con la Salpêtrière.



La storia da percorrere, quella passata. La strada e il racconto delle esistenze ultime, quello delle penultime.
Tutto quanto, insieme a questi viaggi. Noi compresi.
Come Pinel liberò le folli isteriche della Chapelle, così la Salpêtrière ci liberò dai confini nazionali per trasportarci dove la psicopatologia chiama. Seguiamo, come segugi d'una certa classe, la strada aperta tempo fa su Parigi da Arnaldo Ballerini.

ANDIAMO LI' DOVE CI PORTA LA RESISTENZA PSICOPATOLOGICA.
ANDIAMO DOVE I COSPIRATORI DEL VECCHIO CONTINENTE CHIAMANO ALL'APPELLO.  



PRAGA 2012.

Una volta spostatisi i carri armati, i Russi piazzarono i banchetti delle salsicce piccanti e le prostitute a poco prezzo a coprire la ritirata. Città andata e mai del tutto tornata, Praga attende i suoi ospiti nel suo salotto buono. 
Li prega di accomodarsi e di prendersela comoda, al freddo passare gelato dei tram dell'ex URSS.
Questo genere di poesia passa non per via di parole ma per sapori e visioni, sguardi e silenzi, per i modi che s'apprendono solo nei luoghi dove è passata la tragedia. Dove la parola se l'è vista davvero brutta.

Banchetto delle salsicce

Praga ci si presentò la sera, tra gli autovelox della tangenziale, il servizio taxi dell'albergo e gli stradoni adatti al clacson delle pesanti e onnipresenti auto blindate.  Non sembra un luogo facile, non sarà una serata semplice.

Come buoni pellegrini facevamo quindi subito visita al Patrono della città. Senza remore.
A notte fonda si brindava in presenza di Santo Venceslao. Si brindava al Santo direttamente dalla fiasca di Calvados (il Calva delle serate e dei racconti balleriniani), Venceslao che dal cavallo e dal podio vegliava sulla nostra sicurezza e quella dei pochi turisti di prima primavera.
G. Di Petta, Santo Venceslao e il Calva

Belle ragazze in attesa fuori dai locali, una birra ed un paio di panini. L'hotel, la reggia palazzonica che non ti aspetti. La mattina si faceva presto a non perdersi in metro. Il centro congressi in cima ad un colle, lato ponte sospeso d'autostrada.
Centinaia di psichiatri, pochi psicopatologi. Raggiungevamo l'ingresso dei Congressi dopo aver salutato Giovanni. Increduli alla giornata, affrontavamo orde e lingue straniere e strette di mano matrimoniali. Promesse di imperitura amicizia.

P. Colavero e G. Di Petta
 
Scale mobili, energumeni al controllo delle scale. Poster e avvisi, borse e appendiabiti. Tutto regolare, tutto come non bastasse.
Un solo pass per due persone, ma un amico portoghese in comune (lusitano che in questo blog torna perfettamente) con un nome notoriamente collegato alle chiavi (del Paradiso e/o dell'EPA): Pedro.


P. Varandas e G. Di Petta (notare i due pass portoghesi)

Pedro forniva il passaggio, l'obolo e la chiave, la scusa per gli energumeni a sentinella delle scale.

La resistenza italo-portoghese aveva fatto centro. Si poteva passare indisturbati.

Al primo e secondo piano la babele dei linguaggi e dei farmaci, qualche libro notevole e di britannica edizione (si consiglia tra tutti, su nota partenopea, Feeling Unreal), macchine del caffè automatiche e gentili signorine al sorriso. Molte tazze ancora da sporcare.

Ritroviamo Giovanni, poi Thomas, Michael e John. Si fuma al piano terra, con John. 
- John, how old are you?!
- ...ehm, I don't know!
Attendiamo così la nostra sessione.

Una volta dentro si è nelle mani di Pinel, di Bleuler e dei nostri antenati. 
La discussione si apre con il commosso ricordo di Bruno Callieri, saluto declamato da M. Musalek, discussant della sessione.
Bruno Callieri, salutato da Gilberto Di Petta stesso a principio del suo intervento. Un commosso minuto di silenzio e ricordo messo a verbale dell'EPA 2012.
Con Di Petta parlano e rispondono alle domande della platea Femi Oyebode, John Cutting e Luis Madeira.

 G. Di Petta

M. Lazarescu e M. Musalek

F. Oyebode

J. Cutting


L'équipe della Salpetriere. I consoci all'eterno naufragio della Senna.

Si ritorna quindi da dove s'era partiti, senza pesi sulle spalle. 
Si ritorna alla neve della Salpe. Alla nostra nave dei folli, ben ancorata sulla Senna.
Moglie e amante. Compagna e nemica di sempre, del tempo, della voglia e di ricerca.
Di nostalgia e di umore, di battaglie, Kebab sotto la pioggia e dei librai celiniani sul fiume. 




"Ci hanno mollato tutti oramai! Alla fine resteremo solo noi due alla Salpêtrière. Organizzeremo una spaghettata sotto la statua di Pinel!!"
(G. Di Petta)