June 29, 2013

Al Chianti 1913: Das Allgemeine Gasthaus

Febbraio sembra essere sempre lì per tirarsi indietro. Con tutte le valigie.
Attonito osserva i pendolari, i lavoratori che fanno finta non esista pioggia, non ci sia vento e non esistano i diritti sindacali. 
Non si fida di nessuno, si guarda alle spalle, febbraio, e porta rispetto solo per i girovaghi e agli avventurieri che nei suoi oscuri giorni si spingono per le strade gelate delle penisola. 
Li comprende e li consola premuroso. Prova a convincerli dell'inutile tentativo. 
In definitiva, li compatisce.

L'ultimo febbraio, però, ha dovuto fare i conti anche con noi. Come non bastasse. 
Non aspettava di trovarci lì, febbraio 2013, come nulla fosse. Come non fosse febbraio. 
Non s'aspettava di trovarci nei luoghi dove Bruno ha passato la sua vita, nelle sue vicinanze, tra le sue strade ed i marciapiedi. Quei posti che il Professore ha ispezionato palmo a palmo, che ha visto sino a non vedere più. 

Nella prima serata del 27 febbraio tre pattuglie informali della resistenza psicopatologica convergevano, senza farsi troppo notare, in via Ancona, dove li attendeva il locale che, forse più di tutti, è stato di Bruno Callieri. 
Coraggiosi che avevano risposto vigili, e in rigoroso ordine alfabetico, all'appello con la storia: Ardito, Colavero, Di Cintio, Di Petta, Mander e Rossi. 
Squadra di perduti che avrebbe dato del filo da torcere certo anche alla celebre e più nota Banda Binswanger del Burghölzli.

 Di Petta e Di Cintio fanno strada dalla strada

Ardito, Colavero, Rossi alle prese con le ristrettezze della vita nomade

Mander e la celebre invidia della Vespa

Dopo un breve ma concitato briefing tra sbuffi di pipa memorabili, Gilberto Di Petta spiegò al gruppo riunito dove lo avesse radunato, di piano stabilito e di marea alta e romana condotto puntuale al naufragio. Invernale. 
Il giorno dopo, il 28 febbraio, ci sarebbe stato un seminario su Bruno Callieri e la sua figura, un ricordo che Roma offriva al suo maestro primo di psicopatologia e nobile cittadino. 
Quella sera, la sera precedente, la resistenza psicopatologica sarebbe andata a trovare lei stessa Bruno Callieri. Avrebbe cercato la presenza del Maestro di via Nizza tra i tavoli ed i camerieri del ristorante del Professore, tra le sue strade, sin dentro i sapori da lui amati.
Trattoria 'Al Chianti', fondata nel 1913, lo stesso anno della nostra psicopatologia. 
Una vera e propria Allgemeine Gasthaus.
I conti tornavano prima ancora del conto. 

 Il 'breve ma concitato breafing'

Al Chianti 1913: Das Allgemeine Gasthaus


Mander, Ardito e Di Petta alle prese con questioni di frati tedeschi

Nel locale non mancarono le strette di mano e le prime conoscenze, le promesse di eterna lotta come di imperitura amicizia. Si disse della nostra psicopatologia, della strada da seguire e di quella da cui farsi inseguire. Nuove parole d'ordine si fecero avanti, questioni antiche come la vita e recenti come il rinnovo dei locali del 'Chianti', che prese di sorpresa Di Petta come lo stesso gestore del locale. 
Prima di farsi solo conoscenti di gusti, coniglio e diversi sughi, i cospiranti si fecero commensali e divisero in silenzio un piatto di pappardelle al sugo di cinghiale, il piatto preferito dal Professor Callieri, come rammentato e suggerito dallo stesso solerte gestore e ricordato da Gilberto. 
La sera poi si fece pressante d'amari. Febbraio aveva appena preso il controllo della notte e delle sospensioni di fuori quando decidemmo di farci da parte alla notte e tornare ad attendere da qualche parte il giorno e la chiarezza rilassante delle cose banalmente illuminate. 
A giorno.

 Eterni principianti della posa

La resistenza psicopatologica, in uno dei rari atteggiamenti naturali

Il giorno dopo un centinaio di persone si presentarono puntuali all'appuntamento con Bruno Callieri ed i suoi compagni di vita e ricerca. Appassionati e addetti ai lavori, amici di vecchia data e conoscenti di letture riempirono la sala del vecchio teatro, la sala Basaglia.
Tra le relazioni vogliamo ricordare quella di Filippo Maria Ferro, sempre preciso e illuminante come un faro costiero alle prese col vuoto cosmico, quella di Angela Ales Bello, amica e compagna del viaggio filosofico del Professore ed infine quella di Gilberto Di Petta, primo allievo di Bruno Callieri, graduato dalla vita stessa, alle prese con un Corrado Pontalti in forma da maratoneta.

    Il faro costiero Filippo Maria Ferro alle prese col vuoto cosmico

Angela Ales Bello e via Nizza 59

 Gilberto Di Petta alle prese con Callieri

 Gilberto Di Petta discute con il maratoneta Corrado Pontalti

Per l'ora di pranzo ci demmo alla macchia. Fuggimmo quindi, ognuno alle prese con il relativo treno. La brigata si sciolse tra taxi e rimandi, cambi di percorso e baffi finti a seminare le pattuglie di riduzionisti sparse per la Capitale, soprattutto alla SOPSI. 
Volarono gli abbracci e gli stracci, all'unisono. 

Roma ci salutò, non prima d'averci regalato una carbonara d'altri tempi consumata a Trastevere, da Carlone. Che si sappia. 
Per il pomeriggio eravamo già stretti al cuore, ognuno al suo. 
Spalle pesanti, teste piene e menti confuse, quasi più del solito.




Ci facemmo ospiti a vicenda, di fratelli e ragazze, di alberghi o di abitazioni delle quali risultiamo residenti (Mander), ospiti di Bruno Callieri e della moglie Melania, ancora lì, in prima fila, a sentir dire cose commosse del marito. A portarlo avanti.
Ci autoinvitammo per l'ennesima volta, portoghesi di noi stessi, ci facemmo ospiti della sua trattoria preferita, del suo quartiere e di Santa Maria della Pietà, dei suoi amici e della sua Roma. 
Stretti alla nostra missione poi, salpammo nuovamente separati verso il successivo, precario ma ogni volta definitivo dangereuse rencontre.



"Scusi, le chiedo una cosa tremenda. Visto che io e i miei amici qui siamo in mezzo ad una strada, non è che ci mette quel che è avanzato in un cartoccio?"

(G. Di Petta, con Ballerini e Colavero, c/o La Paglietta, San Polo in Chianti, autunno 2012)

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